Certificazione delle competenze e riposizionamento strategico
Secondo i più consultati dizionari, l’ingegnere è “un professionista qualificato in ingegneria, disciplina vasta e articolata che consente l’applicazione di conoscenze tecniche alla progettazione, alla realizzazione e alla gestione di dispositivi, macchine, strutture, impianti e sistemi finalizzati allo sviluppo del genere umano e della società”.
Dunque, la nostra professione – derivante dal termine latino polisemico ingenium – essendo finalizzata allo “sviluppo del genere umano e della società”, è obbligata all’aggiornamento incessante del proprio ruolo e delle proprie competenze, in ragione e in funzione delle sempre nuove aspettative ed esigenze di un mercato in continua e progressiva evoluzione.
Il tutto in un contesto che, registrando una marcata asimmetria tra la specializzazione dei saperi e la trasversalità di problemi multidimensionali e sfide globali, impone la messa a sistema di reti di competenze professionali in grado di agire sinergicamente.
La cartina al tornasole della progressiva focalizzazione dei nostri saperi è costituita dalla proliferazione esponenziale di specializzazioni ingegneristiche gemmate dalle cinque-sei tradizionali d’altri tempi (i miei!). Provate a farvi una bella navigata web e troverete le definizioni più immaginifiche e svariate che rendono obsolete e superate anche quelle che fino a ieri ritenevamo innovative, come: ingegneria meccatronica o biomedica. Oggi c’è, finanche, l’ingegneria clinica, quella forense, quella del cinema, dello sviluppo sostenibile, della sicurezza e protezione, e via inventando.
Ma, per quanto i nostri atenei si sforzino di inventare nuove specializzazioni, non riescono a marciare allo stesso ritmo del mercato, che contrae senza sosta il tempo di obsolescenza delle conoscenze professionali, ridotto di un ordine di grandezza in sole due generazioni e, oggi, stimato in misura inferiore ai tre anni!
Si comprende come, in questo contesto, la specializzazione di partenza della propria attività professionale, rischi di assumere connotati preistorici – o, al più, anamnestici – con riguardo al patrimonio di conoscenze e competenze che consentono al bravo professionista di risolvere i problemi per i quali è stato interpellato.
Per svolgere con la necessaria autorevolezza e preparazione il proprio ruolo, diventa allora indispensabile aggiornare il proprio “sapere” e il proprio “saper fare” e fin qui siamo tutti d’accordo. Molti, però, dimenticano che oltre a “saper fare” occorre anche “far sapere”, ovvero comunicare ai mercati di riferimento quali sono le proprie competenze specifiche, quali le esperienze maturate e consolidate, quali le aree di competenza e specializzazione.
Proprio in questo senso, ritengo che – per una sorta di eterogenesi dei fini – l’iniziativa “Certing”, inizialmente concepita per certificare le competenze professionali a tutela dei clienti e dei mercati di riferimento, stia ampliando la propria missione originale, mettendo a disposizione un formidabile strumento di riposizionamento strategico dell’ingegnere professionista che, proprio tramite Certing è, oggi, in condizione di proporsi al mercato più coerente con la propria specializzazione e la propria esperienza.
L’ingegnere professionista diventa interprete e arbitro del proprio destino, non più circoscritto dagli steccati generici e indifferenziati delle macrocategorie: civile/ambientale, industriale e dell’informazione, il cui contenuto comunicativo è prossimo allo zero, in una scala centesimale.
Certing consente all’ingegnere di agire con logica proattiva, offrendogli l’opportunità di puntare sulle proprie competenze distintive per proporsi a un mercato sempre più preparato e consapevole, orientato a privilegiare professionisti specialisti e, per di più, certificati.
Sergio Cimino
Ingegnere esperto in gestione aziendale, specializzato in Strategia, Organizzazione e Controllo – certificato Certing Advanced – Docente universitario – Autore di testi specialistici