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Ingegneria Forense: ecco perché è importante certificare le proprie competenze

Fabrizio Mario Vinardi ingegnere Forense, docente di master universitari e titolare di uno studio professionale racconta perché ha scelto di conseguire la certificazione CERTING con specializzazione in infortunistica stradale e ricostruzione, sicurezza e infortuni sul lavoro. 

Intervista di Chiara Samorì pubblicata sulla rivista INGENIO

Ing. Vinardi, quali motivi l’hanno spinta a richiedere la certificazione delle sue competenze?

«Premetto che faccio questo mestiere da 27 anni e ovviamente nel corso degli anni ho assistito all’evoluzione della professione. Quando ho iniziato i tempi erano diversi, non esisteva il termine di “Ingegnere Forense”, oggi le cose sono completamente cambiate. L’esperienza acquisita durante la carriera e il cambiamento in atto, mi hanno spinto a chiedere la certificazione».

In che senso tutto è cambiato?

«Ho firmato la mia prima perizia per l’autorità giudiziaria nel 1993 e da subito ho scoperto la passione per questa attività. Da allora infatti mi sono specializzato in modo più verticale in questo settore specifico che chiamiamo con il nome di ingegneria Forense, ma all’inizio non era come la conosciamo oggi. Nell’arco del tempo ho avuto modo di assistere a una profonda trasformazione: fino a una decina di anni fa era un’attività che veniva praticata da molti studi tecnici che quotidianamente si occupavano di settori classici dell’ingegneria come progettazione, direzione lavori e collaudi e solo residualmente svolgevano perizie per conto di aziende o della magistratura, per lo più in campo civile. Non rappresentava né il loro core business né l’attività preponderante, era un qualcosa di marginale. Negli ultimi anni invece si è compreso che la sola competenza classica dell’ingegnere, nonostante sia di altissimo livello, non è più sufficiente per affrontare le tematiche che si svolgono nelle aule giudiziarie. Per questo è nata la nuova professione dell’Ingegneria Forense che coniuga tre precise e indispensabili competenze».

Le competenze dell’ingegnere Forense

Quali competenze sono?

«La prima, si può dire il DNA dell’ingegnere, è quella tecnica, la seconda è quella procedurale che normalmente è propria di avvocati e magistrati e deve essere appresa, la terza è una competenza di tipo comunicativo – relazionale, in quanto occorre non solo saper “tradurre” le conoscenze tecniche in una forma comprensibile per avvocati e magistrati, ma anche saperle esporre in forma scritta e “dibattere” in forma orale per quanto concerne i casi penali, subendo la tanto temuta cross examination, ossia il controesame che spesso cerca di minare il contenuto della relazione tecnica, in modo da renderla meno autorevole e credibile agli occhi del giudice. Quindi siamo di fronte ad una professione “antica” (la primissima applicazione di cui si ha traccia storica risale al 1200), ma al tempo stesso è nuova ed emergente, ancora poco normata e senza prassi di riferimento: ecco perché, avendo accumulato in questi anni una vasta esperienza, anche per essermi confrontato e “scontrato”, professionalmente parlando, con colleghi in tutt’Italia, ho ritenuto importante certificare queste competenze attraverso un riconoscimento importante come quello del profilo Advanced dell’agenzia CERTING, che essendo riconosciuta da Accredia, l’ente unico di accreditamento designato dal Governo, rilascia il livello più importante di certificazione, quello cosiddetto di parte terza, poiché condotta da un organismo competente, indipendente e imparziale che segue norme internazionali».

In conclusione, secondo lei, la certificazione di ingegnere esperto in materia Forense è un’ulteriore garanzia di professionalità? 

«Assolutamente sì, anzi questo è uno degli argomenti che mi stanno molto a cuore. In tutte le cause civili e penali in cui si tratta di argomenti tecnici, ad esempio il crollo di un edificio, la ricostruzione di un incidente stradale oppure l’analisi di un infortunio sul lavoro, il ruolo dell’ingegnere Forense è determinante».

Ma l’ultima parola non spetta alla magistratura?

«È vero che il giudice è considerato peritus peritorum, però nei casi tecnici, prima di pronunciarsi fa ricorso all’ingegnere Forense, proprio perché, a monte, riconosce che per trattare determinati temi, come dice il Codice, sono necessarie “specifiche competenze tecniche, scientifiche o artistiche” che ovviamente né il magistrato né l’avvocato possiedono. Ad esempio nella ricostruzione della dinamica di un sinistro stradale, sarà l’ingegnere Forense a fornire alla magistratura i dati tecnici quali la velocità dei veicoli e le traiettorie al momento dell’urto, elementi decisivi per determinare la responsabilità sia penale che civile. Quindi è fondamentale che al cittadino, alle aziende, alla magistratura e agli avvocati si dia la garanzia che gli esperti chiamati a giudicare gli aspetti tecnici del processo, siano competenti tecnicamente, proceduralmente e abbiano le necessarie doti comunicative. Inoltre, se nominati dall’Autorità giudiziaria, devono anche saper essere imparziali. Da anni il Consiglio Nazionale degli Ingegneri chiede a gran voce al Ministero di modificare il modo in cui si accede all’Albo dei consulenti tecnici del giudice per l’ambito civile e all’Albo dei Periti per il penale, perché oggi fondamentalmente quello che importa è l’anzianità d’iscrizione all’Albo professionale e il curriculum generale, mentre sarebbe opportuno valutare un curriculum specifico in materia Forense e una formazione ad hoc che può essere fatta tramite percorsi dedicati, affiancamenti o tirocini. Sono aspetti estremante rilevanti, perché quando sarà nell’aula del tribunale, il parere dell’ingegnere sarà determinante per incidere sulla libertà delle persone o eventuale risarcimento danni».

Tornando alla certificazione, può raccontarci come si è svolto il colloquio e che impressione ha avuto?

«Intanto la certificazione avviene “per titoli ed esami”. Il primo passo è quello di inviare all’Agenzia CERTING tutta la documentazione concernente l’attività professionale per la quale si chiede il riconoscimento delle competenze. Dopodiché si concorda un colloquio che nel mio caso si è svolto presso l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino alla presenza di tre “ispettori”: il referente territoriale per CERTING e due colleghi esperti collegati da remoto».

E come è andata?

«Dato che avevo richiesto una certificazione con profilo Advanced, che richiede un’esperienza di lavoro di almeno sette anni post laurea, le domande sono state di un certo spessore con riferimenti a dettagli anche procedurali. Per superare il colloquio, in effetti, sono necessari anni e anni di esperienza: i colleghi più giovani possono tuttavia contare oggi su formazione specifica, sessioni di coaching one-to-one e, ove possibile, anche periodi di affiancamento: le docenze in questo settore sono diventate una nuova parte del mio lavoro».

Ha ottenuto vantaggi e opportunità in seguito alla certificazione?

«Di sicuro un incremento di attività c’è stato e la certificazione ha certamente contribuito, anche se non ho elementi precisi per poter dire quanto abbia inciso, anche perché sono in questo settore specifico da tantissimi anni. Non c’è dubbio che ci sia stato un ritorno di autorevolezza».

La rinnoverà?

«Certamente rinnoverò».

 

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